La Chiesa di San Martino

Un piazzale alberato delimitato da una Via Crucis (dipinta nel 1936 da Vanni Rossi) fa da cornice alla Chiesa Parrocchiale di San Martino con il suo slanciato campanile bianco.
Non si hanno notizie precise sull’anno della sua costruzione, anche se la struttura romanica a tre navate fa presumere, esaminando i muri esterni ed il campanile, che sia avvenuta attorno al 1000/1100. Col passare degli anni è stata sottoposta a numerose ristrutturazioni che hanno modificato, in modo non sempre del tutto ortodosso, l’antica costruzione. Il campanile stesso ha subito ritocchi e rifacimenti che ne hanno alterata la primitiva origine romanica.
Intonacata e ridipinta pure la facciata che presenta attualmente un pregevole affresco del prof. Anselmi raffigurante San Martino con ai lati San Carlo e Sant’Ambrogio.

 

 

Tre navate e ben cinque altari. Il maggiore, dove si conserva il SS. Sacramento, è dedicato a San Martino, patrono del Borgo. Una tela lo rappresenta vestito da soldato mentre taglia il proprio mantello per farne dono ad un povero ignudo. A lato di questa immagine due grandi custodie, sormontate da figure di angeli e sorrette da quattro cariatidi, nelle quali sono custodite le sacre reliquie. Altre tre tele attorniano l’altare: un Gesù nell’orto, oggi attribuita al Vermiglio, un Frate nel deserto e un San Giorgio, i cui autori non sono ben identificati.
Sulla sinistra, a fianco dell’altare, è infisso un vecchio tabernacolo proveniente dall’antica chiesa romanica; sulla piccola apertura è riprodotta l’immagine dell’ostensorio a tempietto usato a quei tempi.

Degno di nota il pulpito in legno scolpito e sorretto da un’aquila con serpente all’esterno del quale capeggia un bassorilievo raffigurante al centro San Martino (notare come la figura del cavallo abbia alzate erroneamente le gambe di destra) fiancheggiato da San Giorgio (antico patrono di Villa Lesa) e da Sant’Antonio abate (antico patrono di Solcio).
Di fronte, in una teca, è esposta una statua lignea di San Martino attribuita, quasi certamente, ai fratelli Bertarelli di Milano e trasportata a Lesa il 28 agosto 1889.